Scultura in bronzo a tutto tondo raffigurante "Ortensio". Firmata MAGONI EMILIO VINCENZO

Scultura in bronzo a tutto tondo raffigurante "Ortensio". Firmata MAGONI EMILIO VINCENZO

Scultura in bronzo a tutto tondo raffigurante "Ortensio". Firmata MAGONI EMILIO VINCENZO

Quinto Ortensio Ortalo è stato un'oratore ed avvocato romano, esponente "dell'asianesimo". 

 

L'asianesimo è un movimento stilistico dell'antica retorica greca e poi romana, nato in età ellenistica, tradizionalmente contrapposto all'atticismo. Rappresentò uno stile nuovo, che voleva distinguersi dalla tradizione purista precedente.

 

Magoni Emilio Vincenzo (Castrezzato, 1868 - Brescia, 27 febbraio 1922). Frequentò dapprima la Scuola di nudo di Brescia (1887), iscrivendosi poi ai corsi di scultura dell'Accademia di Brera a Milano imponendosi nel 1891 all'Esposizione della stessa Accademia con "Iniuste damnatus", una statua raffigurante a grandezza naturale recluso del bagno penale, con i piedi incatenati, suscitando critiche e discussioni, con "Un disoccupato" e "Le prime riflessioni di un trovatello". Nell'agosto 1889 esponeva ad "Arte in famiglia" un altorilievo raffigurante un episodio della Battaglia di Dogali. Nello stesso anno, in dicembre, presentava all'Esposizione aperta a S. Raffaele di Milano un bozzetto dal titolo "Disoccupato". Nel 1893 otteneva la pensione biennale del Legato Brozzoni. Nell'agosto 1894 esponeva a Milano "Povera Arte!" una statua raffigurante un artista in piedi con le mani penzolanti sulle tasche rovesciate, la testa china sul petto e ai piedi una statua in frantumi. Seguiva una brillante affermazione al Premio Fumagalli di Milano, al quale legarono il proprio nome alcuni maggiori artisti bresciani. Nello stesso anno concorreva al monumento a Nicola Spedalieri a Roma. Nel 1896 presentava all'Esposizione Triennale di Torino un busto raffigurante Francesco Crispi con la scritta «Maledetta l'Africa!» poi cambiata con l'altra «Colloquio africano». Un bozzetto esposto nelle vetrine di un negozio del Corso a Roma, scambiato come un busto del re veniva sequestrato, e il Magoni interrogato dietro il sospetto di vilipendio della persona di Umberto I. Nello stesso anno il Magoni lavorava intorno a un "Cristo che scaccia i mercanti dal tempio" e ad un gigantesco "Sansone". Alla Triennale di Milano del maggio egli meritò il premio Fumagalli di 4 mila lire. Nel frattempo si esercitava anche nella pittura, completando il ritratto di una macchietta milanese chiamata "paciasass". Nel settembre 1898 partecipava alla Esposizione di arte moderna di Brescia. Trasferitosi per qualche anno a Roma, scrive il De Gubernatis, si fece "conoscere provetto modellatore e artista originale". Fu tuttavia sempre presente anche a Brescia segnalandosi nel 1898 nella mostra di palazzo Bargnani, di "Arte in Famiglia" con le due sculture "Povera arte!" ed "Iniuste damnatus". Per Arte in famiglia all'Esposizione Bresciana del giugno 1904 presentò "Bivio" che ebbe vivo successo. All'esposizione di arte moderna dello stesso mese e anno espose una statua raffigurante il "Tempo Giudicato" modellato con arte e superbamente impostato e ancora, una testa, un busto di G. Zanardelli ed un originale calamaio. Nel 1909 vinse il premio Fumagalli e fu con Calandra e Ximenes nella terna per l'aggiudicazione del concorso per le statue al palazzo di Giustizia di Roma. Nel settembre dello stesso anno esponeva per "Arte in famiglia" a Palazzo Bargnani "Il Giureconsulto Papiniano" e "Il Ghiottone", il "Perdono" (del 1903) e un altorilievo raffigurante il Botteghino Elettorale. In tale occasione Pietro Feroldi avvertiva che il Magoni non aveva certo la fortuna pari all'ingegno. In seguito fu rilevata la sua partecipazione alle mostre del maggio e del dicembre 1916 al Ridotto del Grande, a fianco di Giovanni Asti, Claudio Botta, Achille Regosa e Angelo Righetti. Recentemente il dottor Panazza ci ha rivelato altre opere di Emilio Magoni, proponendo alla mostra «Brescia post romantica e Liberty» "Il disoccupato", bronzetto di collezione privata bresciana fuso dopo la scomparsa dell'artista, "Signora in meditazione" collocabile intorno al 1910, ricavato però in epoca più tarda dall'originale gesso, così, "Cristo che scaccia i mercanti dal Tempio", insolito motivo reso «con forza di modellato e con una impostazione dinamica e severa nello stesso tempo». La Fondazione Da Como, al fine, possiede una placchetta ideata dal nostro scultore nel 1919 per onorare il noto studioso e senatore che ha dato vita alla ben nota Istituzione culturale lonatese. Fu anche restauratore e nel 1911 presentò all'Esposizione di Roma un calco della "Vittoria" da lui restaurato. Inoltre miniò pergamene che espose già nel 1898 all'Esposizione di Arte Moderna. Numerose le sue sculture. Oltre quelle accennate i busti di Gabriele Rosa (per l'Ateneo di Brescia), del prof. Marino Ballini, (Palazzo Bargnani 1905), di Giuseppe Zanardelli (per il Credito Agrario Bresciano, 1908), dell'avv. Giuseppe Tovini (per il Collegio Arici), dell'on. Massimo Bonardi (al Cimitero Vantiniano),"S. Giovanni Battista" o "Il Tempo" per la tomba della famiglia Gadola - Deretti. E ancora "Perdono" (1913). Suoi i monumenti ai caduti di S. Eufemia della Fonte (inaugurato nel 1924) e di Bagnolo Mella.

Ebbe vita alquanto infelice e povera che finì gettandosi sotto un carro di fieno. Elogi ebbe da Giorgio Nicodemi e da altri autorevoli critici. È stato definito "autore di opere scapigliate capace di un verismo fuso poi al floreale e uomo capace di rara sensibilità". È stato anche scritto che il motivo sacro è da lui reso con forza di modellato e con una impostazione dinamica e severa allo stesso tempo». Sua anche la statua della Madonna delle Grazie che sta davanti alla Basilica. Scolpì un busto in bronzo di G. Zanardelli per il Municipio di Gardone V.T.. A pochi mesi dalla morte venne organizzata una mostra nel luglio 1922 nel suo studio di via XX Settembre. Si dilettò anche di tecnica di invenzioni. Nel giugno 1899 presentava all'Esposizione di Como un progetto per la utilizzazione della forza delle onde marine, consistente in un apparecchio con potenti pale galleggianti, le quali alzandosi ed abbassandosi in forza della percussione delle onde, mettevano in moto gli stantuffi di robuste pompe idrauliche. Queste per mezzo di tubi mobili spingevano l'acqua in un serbatoio vastissimo, da cui l'acqua, precipitando da una considerevole altezza metteva in moto una dinamo. Nel 1909 lo stesso Magoni presentava un modello di barca inaffondabile. Nel 1909 esponeva alla mostra dell'aeronautica un modello d'aeroplano.

 

Restauri d'uso

 

Dimensioni in centimetri;

Lunghezza 29

Profondità 29

Altezza  44