PIETRO DELLA VECCHIA
Il dipinto è un inedito di "Pietro della Vecchia detto il Muttoni" (Vicenza 1603 – Venezia 1678), illustra uno degli amori del Re degli Dei. Questo è il mito di Giove e della ninfa Io. Il dio amorevole, sotto l'incantesimo di Io, figlia di Itaca re di Argo, la seduce trasformandosi in una nuvola che copre la terra. Il fenomeno piuttosto insolito si risveglia sospetti su Giunone, ormai abituata all'infedeltà del marito.
Giove allora decide, per proteggere Io dalla vendetta della moglie, trasformare la ninfa in una mucca. Ma Giunone scopre lo stratagemma e chiede in dono la mucca, pretendendo che gli venga consegnata di Argo, il gigante dai cento occhi, che diventa il suo carnefice. La tavola rappresenta la scena di poco successiva alla metamorfosi della ninfa. Giove, accompagnato dall'aquila, suo attributo, siede accanto alla mucca, mentre Giunone incuriosita appare tra le nubi lacerate, l'indice sulla bocca. Il dio sembra perdere il suo ieratismo e si avvicina alla condizione dei mortali, schiavi degli istinti ed esigenze. Giove si siede in modo insolito, a terra, e ci prova giustificarsi di fronte ad una moglie gelosa. È un uomo dal corpo robusto e tonico, pieno di vigore e di appetito, con una folta barba, capelli ricci, corvini. Queste caratteristiche sottolineano proprio la maturità sessuale così come il ruolo dell'insaziabile e del vigoroso seduttore, molto più che una figura di sovrano saggio e potente uomini e dei. Del resto lo stesso testo di Ovidio sottolinea il carattere alquanto grottesco dell'episodio poiché Giove pronuncia: “Non aver paura di entrare da solo in queste foreste […] un dio ti servirà come guida e protettore; e non sarà un dio comune, ma proprio colui che nella sua mano potente tiene lo scettro dei cieli e chi lancia fulmini. Fermati e non scappare! »...estratto dal libro Fior di Barba curato dalla Storica dell'Arte Laura Marchesini.
Restauro d'uso
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